Autore: Stefania Auci
Anno: 2019
Pagine: 448
Chi siamo e ciò che vogliamo spesso nasce dal profondo desiderio di essere accettati dal contesto in cui viviamo. La voglia di essere qualcuno da ammirare, da guardare con stima e fiducia affonda le sue radici in reconditi conflitti interiori che neanche noi siamo in grado di identificare in maniera cristallina. Parlo di quella che possiamo definire “ansia dello sguardo altrui”: un concentrato di bramosia di arrivare da qualche parte che caratterizza l’uomo in quanto essere sociale, calato in un contesto dove sono gli altri e il loro sguardo a definire ciò che siamo.
Tutti noi, anche se non in egual misura, dissimuliamo il forte desiderio di essere “guardati” e “apprezzati”. Giusto o sbagliato? Dovremmo provare a liberarci da questo fardello oppure utilizzarlo come leva per spalancare le porte del nostro futuro creando delle opportunità per noi stessi?
Oggi parliamo del romanzo “I Leoni di Sicilia” di Stefania Auci proprio perché i suoi personaggi sono il giusto concentrato di ambizione e riscatto sociale che celebra il conflitto interiore dell’uomo trasformatosi in bramosia di arrivare, avidità e fame di successo.
I Leoni di Sicilia di Stefania Auci
Non se lo spiegano, si dice, osservandoli con la coda dell’occhio. Non riescono a capire come sia arrivato fin qui. Ma come possono capirlo? Sono aristocratici, loro. Hanno alle spalle secoli di privilegi. Nobili di sangue che non disdegnano di mescolarsi a chi ha fatto i soldi, come me; che provano a buttarsi nel commercio. Ma a guardarmi in maniera diversa non ce la fanno. Non lo sanno che non c’è un solo momento in cui io ho smesso di pensare al mio lavoro, al mare, alle navi, ai tonni, al sommacco, allo zolfo, alla seta, alle spezie. A Casa Florio.
In una Sicilia dinamica, viva e diffidente si sviluppano le vicende della famosa famiglia Florio, sbarcata a Palermo dalla sua cittadina di origine, Bagnara Calabra, nel 1799. L’ambizione dei fratelli Paolo e Ignazio guida la famiglia attraverso una vera e propria scalata che li traghetta da una condizione di povertà a diventare i più ricchi e potenti dell’intera isola. La loro putìa, aperta in un vecchio e fatiscente locale sbaraglia la concorrenza dei palermitani convertendosi in un importante punto di riferimento per l’intera città. In seguito, avvieranno il commercio di zolfo e creeranno una importante compagnia di navigazione. Un successo assoluto, mosso dalla sete di potere e di successo che i due capostipiti sapranno trasmettere anche al figlio di Paolo, Vincenzo, non meno determinato e lungimirante dei suoi familiari. Grazie a quest’ultimo, la crescita continua inarrestabile con le cantine Florio, dedicate alla produzione del Marsala, un vino inizialmente considerato da poveri e convertitosi invece nel nettare degli dei apprezzato sulle tavole delle famiglie nobiliari, e poi con la tonnara di Favignana, dove verrà brevettato un metodo rivoluzionario per la conservazione del tonno, che invece di essere messo sotto sale verrà confezionato sott’olio e in lattina, rilanciandone il consumo anche fuori dall’isola. Eppure, per tutta la vita, quei Florio saranno per tutti solo dei <<facchini>> il cui sangue <<puzza di sudore>>, gente che ha dovuto lavorare e sporcarsi le mani per arricchirsi.
La voglia di riscatto si rivela in ogni singolo comportamento dei protagonisti. Una sete di potere e di rivincita che continuerà anche dopo settant’anni di successi e di ricchezze accumulate. In una Sicilia che li giudica, li invidia e li vede ancora come estranei, l’ascesa proseguirà incessante, mossa dalla stessa voglia di dimostrare a tutti chi sono davvero i Florio.
“Perché la Sicilia è un’altra terra, un mondo a parte che non ha nulla a che fare con il Continente.”
“Lui appoggia il mento sulle mani chiuse. Ecco cos’è la Sicilia. Non appena provi a fare qualcosa di diverso, trovi sempre qualcuno che si mette a picchiuliare e frignare perché o gli dà fastidio, o non vuole, o ti dice come devi fare o, semplicemente, deve scassare la…”
I Leoni di Sicilia è un romanzo storico che custodisce all’interno un grande cuore. Da una parte ti fa amare la Sicilia, descritta minuziosamente in ogni suo angolo, con il suo profumo di mare, le viuzze affollate e la grande frenesia generata dal commercio; dall’altro ti catapulta in un contesto difficile, fatto di grande ostilità e forte divario sociale. Il racconto offre un ricco spaccato della realtà ottocentesca siciliana dove i richiami storici sono numerosi e i sentimenti dei protagonisti, perfettamente calati in quel contesto, vengono messi a nudo in maniera decisa. Leggere i Leoni di Sicilia è come osservare una fotografia della società dell’epoca, lasciandosi catturare da ogni suo minimo dettaglio per poi lasciarsi andare a una storia coinvolgente ed emozionante.
Gli uomini di casa Florio sono accumunati da tratti freddi e pragmatici, conditi da un ottimo fiuto per gli affari e una dedizione al lavoro al limite dell’ossessione. Eppure, in ognuno di loro si svela un lato fragile e profondamente umano che spesso fa a pugni con la loro complessa e a tratti ostile realtà. Se Paolo Florio risulta essere spesso lontano dagli affetti, nel suo essere completamente dedito al lavoro, suo fratello Ignazio riesce invece a ritagliare un importante spazio per la sua famiglia, prendendosi cura di sua cognata Giuseppina e di suo nipote Vincenzo con amore e cura.
Il ruolo della donna nella famiglia
Ed è proprio lei, la moglie di Paolo, a rappresentare il personaggio più spinoso del romanzo. Se da un lato Giuseppina si mostra quasi sempre spigolosa, diffidente e a tratti molto dura, dall’altro continua ad essere vittima di un profondo senso di solitudine nato tanti anni addietro, quando suo marito decise contro la sua volontà di portare la famiglia a Palermo, strappandola per sempre da quella terra natale che rimpiangerà per tutta la sua vita. Una vita dove non è mai lei a decidere per il suo futuro e dove il continuo subire le scelte degli altri la porterà ad annegare in un mare di rimpianti. Non ultimo quello per aver soffocato i suoi sentimenti per suo cognato Ignazio.
Poi c’è Giulia, moglie di Vincenzo. Il legame costruito con suo marito le è costato molta fatica, avendo dovuto scavalcare negli anni l’egoismo e l’arrivismo di lui per poi trionfare grazie all’amore profondo e sincero con cui è riuscita a condire questo rapporto nel tempo. Il suo carattere forte e determinato è riuscito ad addolcire il cuore arido del suo uomo, sopportando ma mai dimenticando le umiliazioni e le sofferenze patite nel corso degli anni.
Sebbene la donna della Sicilia ottocentesca sia irrimediabilmente relegata a vivere all’ombra del proprio uomo, c’è un importante aspetto che la avvicina con prepotenza alla voglia di riscatto che contraddistingue la figura maschile. L’impotenza e l’impossibilità di decidere per il proprio futuro, la mancanza di vera libertà non sempre vengono vissute con remissività e rassegnazione. Le ripercussioni di questa condizione si manifestano nell’ambito del vissuto familiare, dove il rapporto con il marito diventa una guerra, l’attaccamento nei confronti dei figli si rivela asfissiante e i veri sentimenti spesso per anni soffocati esplodono in modi diversi. Dalla rabbia al preponderante desiderio di veder definito il proprio ruolo di brava moglie e madre davanti agli altri: tutti questi aspetti fioriscono nella donna per bilanciare un senso di oppressione difficile da sopportare.
Siamo realmente liberi?
La lettura de I Leoni di Sicilia richiede molto tempo per poterne apprezzare le numerose sfumature presenti nei caratteri dei personaggi e i collegamenti storici che fanno da cornice al racconto. La profondità umana delle descrizioni presenti all’interno de romanzo è lì pronta a catturare il lettore per poi accompagnarlo attraverso un percorso costellato da successi, invidie, solitudine, rancore e amore, dove l’apparente avidità è solo uno scudo per proteggere le proprie insicurezze.
Scoprendo pagina dopo pagina il subbuglio interiore dei protagonisti del romanzo assistiamo a un’importante rivelazione. La storia ottocentesca è lontana ma più che mai vicina: abbiamo altri mezzi e viviamo in un contesto sociale molto diverso, eppure siamo sempre noi. Siamo coloro che hanno bisogno di sconfiggere i propri demoni cercando l’approvazione altrui. Un desiderio di auto affermazione che può portare a percorrere strade diverse, con risultati diversi. Non tutti in effetti raggiungono il successo nella vita o negli affari, ma la domanda da porsi è: siamo davvero liberi? Siamo davvero liberi di vivere la nostra vita ignorando lo sguardo altrui e l’affermazione sociale? Se pensiamo ai Florio, i settant’anni di successi non sono serviti a lenire quel dolore profondo dato dalla loro iniziale condizione di provertà e di mancata accettazione nella realtà siciliana. Sono i più ricchi dell’isola ma si sentono ancora dei “facchini” e questo li fa soffrire terribilmente. Questo perché probabilmente, non possiamo considerarci realmente liberi se non riponiamo “l’ansia dello sguardo altrui” in un cassetto, dimenticandocene definitivamente.
L’autrice: Stefania Auci
Stefania Auci (Trapani, 21 novembre 1974) è una scrittrice italiana. Con la pubblicazione de I Leoni di Sicilia, raggiunge il successo negli Stati Uniti d’America, in Germania, Francia, Spagna e Olanda. Nel 2019 il romanzo è stato pubblicato in Italia dall’Editrice Nord e ha vinto il Premio Nazionale Rhegium Julii nella categoria narrativa.