La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano

Autore: Paolo Giordano
Pagine: 304
Anno: 2008
Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.
La solitudine dei numeri primi è la storia di Alice e Mattia, o meglio le due storie separate di due protagonisti che si incontrano e scontrano più volte restando però isolati nel loro profondo senso di solitudine. Ognuno nella propria storia, ognuno nella propria dimensione, i due ragazzi torinesi son accumunati da due vicende drammatiche avvenute nel periodo della loro infanzia che non smette di perseguitarli in un presente arido e pieno di difficoltà.
Alice Della Rocca vive in una condizione di invalidità a seguito di un incidente sugli sci, avvenuto quando era bambina. Cresciuta in una famiglia molto benestante, ad Alice è sempre mancato il calore umano: i genitori troppo presi da loro stessi, intrappolati dal lavoro e dalle convenzioni sociali non hanno mai saputo, secondo lei, ascoltare i suoi desideri, tanto da obbligarla a dedicarsi ad uno sport che Alice odiava e che le aveva procurato un danno permanente alla gamba sinistra. E così tra problemi di anoressia, senso di inadeguatezza di fronte alle sue coetanee e di solitudine perenne, la protagonista intavola una strana amicizia con Mattia, fatta di molti silenzi e un senso profondissimo di tristezza.
Mattia Balossino è un ragazzo dotato di un’intelligenza fuori dal comune. Quando era piccolo ha dovuto fare i conti con l’isolamento e il rifiuto da parte dei suoi coetanei per via di sua sorella, vittima di un grave ritardo mentale. Pur di farsi accettare dai suoi amici, decide di andare alla festa di compleanno di un suo compagno di classe lasciando “momentaneamente” la sorellina nel parco di fronte per potersi divertire tranquillamente senza avvertire la sua ingombrante presenza. Alla fine della festa però, Michela scompare e non verrà mai più ritrovata nonostante le estenuanti ricerche da parte della polizia. Il bambino sprofonda nella disperazione più totale non riuscendo mai, negli anni, a perdonare se stesso per quanto accaduto. In età adulta Mattia riuscirà ad ottenere importanti incarichi presso le università europee più prestigiose ma rimarrà sempre un ragazzo strano e diverso, perennemente calato in un universo fatto di silenzi, sofferenza e inquietanti tagli sulle mani.
La Solitudine dei Numeri Primi è il racconto di un disagio, anzi due. Non è detto che siano stati i traumi infantili a creare in Alice e Mattia l’eterna sofferenza a cui sembrano condannati, forse la loro incapacità di essere felici è qualcosa che appartiene al loro modo di essere, proprio per questo vengono definiti “numeri primi”: due esseri simili destinati a non avvicinarsi mai.
Eppure le parole di Giordano non ci fanno mai catapultare nelle loro storie. Il racconto è spesso discontinuo e non riesce mai ad approfondire davvero determinate realtà. Tra situazioni lasciate a metà e argomenti solo blandamente sfiorati, l’unico aspetto ad essere ben rappresentato in questo libro è il flusso di pensieri dei due personaggi. Le varie fasi della narrazione si inerpicano sui sentieri contorti delle coscienze dei due ragazzi, facendo sprofondare il lettore nel senso di tristezza di due individui che appaiono sempre più inadatti e malinconici in ogni situazione.
Nel leggere La solitudine dei numeri primi, pagina dopo pagina, inizia a farsi avanti una molesta sensazione di fastidio. Come se i continui silenzi, le parole non dette, l’incomunicabilità dei personaggi entrassero prepotentemente nell’intimità del lettore ancorandolo al pesante senso di frustrazione che pervade il racconto. Al termine della lettura ci si sentirà come sollevati.
Paolo Giordano ha comunque compiuto un’azione lodevole. Con il suo racconto è riuscito a farci vivere nella coscienza di due ragazzi, facendoci toccare con mano il loro profondo malessere semplicemente scoperchiando le loro teste per farci guardare dentro. Per tutta la durata del racconto si spera che accada qualcosa a rompere gli schemi: una svolta, un finale ad effetto, la risoluzione di qualche enigma. Ma niente di tutto ciò avverrà mai. Il libro non ha un finale e non ha una vera e propria trama. L’unica soddisfazione è data dalla possibilità di porgere l’orecchio alle riflessioni di un diverso, un alienato, uno che con la normalità fa a pugni da sempre.
L’autore: Paolo Giordano
Paolo Giordano (Torino, 19 dicembre 1982) è un fisico e scrittore italiano. Vincitore del premio “Strega” nel 2008 con La solitudine dei numeri primi, è stato anche sceneggiatore dell’omonimo film diretto da Saverio Costanzo.